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«Lampedusa vuol dire prima di tutto una vacanza diversa che riporta a tradizioni marinare, a una vita semplice e vicina alla natura, regalandoci ricordi indimenticabili e una serenita' che ci accompagneranno per tutto il freddo e lungo inverno.

Un luogo di villeggiatura o di vacanza puo' piacere, divertire, rilassare o rimanere per sempre nella memoria, ma certamente dell'isola di Lampedusa ci si innamora»

da:"L'isola delle tartarughe - Un luogo di cui ci si innamora" ; Una natura dalla bellezza sfacciata, dove il mare utilizza tutta la tavolozza dei suoi colori dal celeste al blu.
Claudia Gemme


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NEWS

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il Centro Vela Lampedusa ospita il:

3nd Lampedusa Marine Mammals Workshop

&

 Mediterranean Sea Turtle Project

7 Marzo - 14 Aprile 2008 

L’arcipelago delle Pelagie posto al centro del Mar Mediterraneo rappresenta un sito ideale per l’osservazione di molte specie marine. L’isolamento geografico, le diverse caratteristiche oceanografiche e batimetriche  tra il versante nord e sud dell’Arcipelago lo rendono ideale luogo di studio per moltissime specie anche se caratterizzate da abitudini molto differenti.

 

La NECTON Marine Research Society da diversi anni si occupa di studi sulla presenza e la distribuzione dei cetacei e delle tartarughe marine nelle acque di Lampedusa.

Oltre alla popolazione stanziale di Tursiope, Tursiops truncatus e al passaggio stagionale della balenottera comune Balaenoptera physalus, particolare attenzione è rivolta all’incremento di avvistamenti di delfino comune Delphinus delphis e alla ormai dimostrata presenza di tartaruga marina  Caretta caretta anche nei periodi invernali.

Sono nati così due progetti con lo scopo di approfondire le conoscenze biologiche ed etologiche delle specie che frequentano queste acque:

 3rd Lampedusa Marine Mammals Workshop

&

 Mediterranean Sea Turtle Project 

All’interno della raccolta dati la NECTON organizza due corsi di formazione aperti a tutti coloro che per passione o studio vogliono approfondire le loro conoscenze su tartarughe marine o cetacei, avendo la possibilità di partecipare direttamente e attivamente ai progetti.

I corsi di durata settimanale daranno  ai partecipanti, attraverso lezioni teoriche e uscite in mare, la possibilità di prendere parte ad ogni singola fase della ricerca diventando così protagonisti del progetto. Nel corso delle uscite in mare avranno inoltre la possibilità di utilizzare tutta la strumentazione necessaria per la raccolta dati: PLOTTER, GPS, ECOSCANDAGLI, IDROFONI, MACCHINE FOTOGRAFICHE e BINOCOLI.

 I progetti si svolgeranno dal 7 marzo al14 aprile.

I corsi, riconosciuti da Università ed enti, daranno la possibilità di ricevere crediti formativi.  

Per ulteriori informazioni e per il programma dettagliato delle attività vi invitiamo a visitare il nostro sito www.necton.it o scrivere a info.necton@email.it

 

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O’Scià: Lampedusa, terra di diritti umani
- 18 settembre 2006

invito di Amnesty International

Un’associazione che difende i diritti umani non ha l’abitudine di selezionare i diritti da difendere e non seleziona tra chi ha più diritti e meno diritti. A Lampedusa c’è un bisogno fondamentale di investire sui diritti umani e questo riguarda sia coloro che in quella bellissima isola ci vivono, sia coloro che ci approdano per necessità. Amnesty International ha individuato questo bisogno fondamentale nelle parole con cui Claudio Baglioni ha presentato l’edizione 2006 di “O’Scia’” e per questo motivo sostiene l’iniziativa con particolare convinzione. “Lampedusa, terra di diritti umani” è un progetto che vuole far conoscere il nostro punto di vista, quello di un’organizzazione che agisce in difesa dei diritti umani dei migranti e dei rifugiati. Ma è un progetto che, al contempo, vuole conoscere il punto di vista, le esigenze, i bisogni di chi vive sulla propria pelle le difficoltà oggettive della vita in un’isola, difficoltà che se non vengono affrontate in modo adeguato danno vita a seri problemi di assenza o insufficienza di servizi fondamentali.

Su Lampedusa si scaricano difetti di gestione di un fenomeno indubbiamente complesso, ma sulla cui risoluzione pesa molto l’incapacità storica delle nostre autorità di occuparsene in modo diverso da quello dell’emergenza. Lampedusa pare essere diventata la foglia di fico dietro cui si nascondono le colpe dell’Europa e le responsabilità di singoli Stati, che certamente trovano conveniente il fatto che le rotte dei migranti e dei richiedenti asilo vengano deviate verso questa bellissima isola. Quello che Amnesty International vuole sottolineare è che le persone che arrivano a Lampedusa - che sono persone, non numeri, né clandestini - prima ancora di causare problemi, hanno dei problemi. I problemi di queste persone si chiamano guerre, fame, tortura, povertà. All’approdo, incontrano due situazioni distinte. Incontrano gli abitanti di Lampedusa, che a loro volta attraversano difficoltà quotidiane, che spesso si trasformano in problemi. Difficoltà e problemi che, purtroppo, sappiamo esistere comunque, a prescindere dall’approdo o meno di qualche centinaio di migranti e richiedenti asilo all’anno. E incontrano la “politica”, fatta di leggi e regolamenti, di procedure e di comportamenti, che spesso costituiscono vere e proprie violazioni del diritto internazionale dei rifugiati, contro cui Amnesty International da anni conduce un serrato confronto con le istituzioni del nostro paese.

Con la forza e la suggestione del messaggio di “O’Scia’ 2006, Amnesty International si augura che Lampedusa cessi di essere rappresentata come un luogo di assenza di diritti umani, come il campo in cui si scontrano i penultimi e gli ultimi dell’Italia. Vogliamo promuovere l’identità di Lampedusa quale luogo che intende giocare un ruolo forte nella protezione dei diritti umani di migranti e richiedenti asilo, rifiutando che vengano commesse violazioni nel proprio nome o in nome dei propri abitanti e nel proprio territorio. Lampedusa deve essere famosa in Europa e nel mondo per le sue bellezze e non per essere citata nei ricorsi alla Corte europea dei diritti umani, deve essere un luogo che i difensori dei diritti umani possano considerare un esempio e il cui nome non evochi mai più espulsioni collettive, detenzione arbitraria, maltrattamenti, ma rispetto e protezione degli esseri umani. Di tutti gli esseri umani. Siamo convinti che Claudio Baglioni possa essere il migliore portavoce di questo progetto.

Roma, 18 settembre 2006

Lampedusa, si inaugura lo spazio museale “Casa Teresa”

La Soprintendenza per i beni culturali di Agrigento, ultimati i lavori di restauro del Dammuso Grande di Casa Teresa, inaugurerà il nuovo spazio museale con una mostra documentaria dedicata al dammuso lampedusano, al recupero e alla fruizi“one delle aree archeologiche e alle emergenze paesaggistiche dell’isola.
Con questa iniziativa la Soprintendenza di Agrigento restituisce alla fruizione un sito di notevole interesse monumentale ed etno-antropologico, facendone un luogo di storia ed identità culturale che darà impulso alla conoscenza e alla piena valorizzazione delle risorse dell’isola.
L’inaugurazione avrà luogo martedì 26 Settembre alle ore 18,30 presso il Dammuso Grande di Casa Teresa, in contrada Ponente, alla presenza del Presidente della Regione Siciliana On. Salvatore Cuffaro, dell’Assessore Regionale ai Beni Culturali e Ambientali On. Nicola Leanza, del Dirigente Generale del Dipartimento Regionale BB.CC.AA. ed E.P. Dott. Antonino Lumia, del Soprintendente ai BB.CC.AA. di Agrigento Dott. Gabriella Costantino.

Notizie Storiche e Tecniche

L’etimologia del nome dammuso si fa risalire al latino domus e al corrispondente arabo dammus o al termine mdamnes che significa costruire a volta.
Le sue origini sono incerte, ma la tesi prevalente è che il dammuso derivi dai modelli architettonici delle coste berbere e, che si sia affermato per le sue specifiche modalità di costruzione che lo rendono adatto alle condizioni ambientali e geo-climatiche del bacino meridionale del Mediterraneo. Infatti, il suo tradizionale sistema di costruzione che prevede l’impiego di due filari in pietra, la creazione di una camera d’aria e la particolare copertura a cupola, permettono l’isolamento termico e l’ approvvigionamento di acqua piovana, e ne fanno un precursore dei nuovi esempi di architettura sostenibile.
Il Dammuso Lampedusano si diffuse come manufatto al servizio delle attività agricole nella seconda metà del XIX secolo dopo la colonizzazione dell’isola da parte di Ferdinando II di Borbone.
Casa Teresa, primo fra i dammusi, costruito intorno al 1870 risulta tra i più rilevanti ed articolati dell’isola per dimensione e tipologia, costituendo una notevole testimonianza di integrazione con il paesaggio circostante.
Anche nel dammuso grande di Casa Teresa sono presenti gli spazi architettonici tipici di tale costruzione rurale. Esso si articola in una serie di ambienti (Kammara, makasenu, pagghiarola, cucina e furnu ) tra di loro non collegati internamente e disimpegnati all’esterno dal passiaturi coperto dalla tradizionale pinnata, a cui si aggiungono gli altri spazi produttivi (stadda, jardinu, parmentu, aria e mannara)
Acquisito dalla Regione Siciliana nel 1994 è stato oggetto di restauro ed allestimento museale da parte della Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Agrigento, affermandosi come Spazio della Storia e della Cultura di Lampedusa.
Il restauro e l’allestimento museale del dammuso grande di Casa Teresa è stato diretto dall’Arch. Bernardo Agrò, coadiuvato dal Geom. Francesco Collura e dall’Arch. Calogero Gazzitano.
Il Coordinamento scientifico della mostra documentaria è stato curato dalla Dott. Gabriella Costantino, Soprintendente ai BB.CC.AA. di Agrigento e dall’Arch. Bernardo Agrò, responsabile per i Beni Etnoantropologici.

CATANIA 5 febbraio: spettacolo “LAMPEDUSA è uno spiffero!!!”
- 2 febbraio 2007
IL GAPA
centro di aggregazione popolare S.Cristoforo- Catania
ha l’onore di presentare uno spettacolo teatrale
in anteprima nazionale
martedì 6 febbraio 2007 alle ore 21.00
Gapannone di via Cordai 47 - Catania
“LAMPEDUSA è uno spiffero!!!”
Lampedusa - L’Immigrazione - L’Occidente - La Caponatina
di e con Fabio Monti
video e computer-grafica Norma Angelini
produzione EmmeA’ Teatro
Ma lo sai che uno dei pizzi di terra più a sud di tutta l’Europa si chiama Lampedusa ? Sai, è un’ isola. Piccola. Molto più vicina all’ Africa ( circa 90 km ) che al resto d’Europa ( 180 km circa). E’ territorio Italiano.
Da lì, puoi godere di una visuale tutta privilegiata su uno dei temi caldi del nostro scintillante presente: la migrazione enorme, biblica, di popolazioni del Sud del mondo, in direzione dell’Occidente ricco.
Ma lo sai? E’ una visuale bellissima....
Per l’entrata allo spettacolo è previsto un piccolo contributo di 3 euro, che ci permetteranno di avviare i lavori di ristrutturazione del tetto del capannone grande.
Vi aspettiamo numerosi/e, crediamo ne valga la pena.
grazie in ogni caso qui si resiste!

TARTARUGHE

Una tartaruga marina torna dopo 5 anni a deporre le uova a Linosa
Mercoledí 05.07.2006

Ritorno al nido. Dopo 5 anni una tartaruga marina Caretta Caretta che il
centro di ricerca di Linosa del Cts aveva marcato nel luglio 2001 è tornata a deporre le proprie uova sull'isola di Linosa. Un evento ormai raro sulle spiagge italiane.

I ricercatori hanno visto la tartaruga risalire la spiaggia durante il giorno per ben 11 volte, ma data l'elevata temperatura, 'mamma tartaruga' ha "deciso" di non deporre le proprie uova, posticipando l'evento intorno a mezzanotte. A protezione del sito è stata posta una recinzione metallica e un cartello di segnalazione.

Da questo momento il nido verrà salvaguardato dal personale del Cts
Ambiente e dai volontari per tutto il periodo dell'incubazione. La schiusa è prevista tra il 10 ed il 25 agosto in funzione delle temperature della sabbia che sono monitorate costantemente dai ricercatori e dai volontari.

Appena pronti, i piccoli romperanno il guscio e, una volta emersi dalla sabbia, si dirigeranno verso il mare. Si tratta di un evento divenuto ormai raro nel resto d'Italia, a causa della scarsità di siti idonei alla nidificazione della specie. "La spiaggia di Linosa - afferma Stefano Nannarelli, Responsabile del Centro per le tartarughe a Linosa - è un patrimonio naturale di inestimabile valore da
difendere come un bene prezioso per la natura. Da anni siamo ormai impegnati nell'attività di tutela della caretta caretta". Ciò nell'ambito di un progetto promosso in collaborazione con l'associazione Hidrosphera, L'Agci Pesca, l'Università di Torino, Telespazio e la Riserva Naturale Isola di Lampedusa e l'assessorato Territorio e ambiente della Provincia di Agrigento, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Life natura.

23 GIUGNO 2006 - Sulla bellissima e famosa spiaggia dei Conigli di Lampedusa, la tartaruga caretta-caretta e' tornata a deporre le proprie uova. Circa 100 uova sono state depositate durante la notte scorsa. La femmina nidificante e' stata avvistata dal gruppo di monitoraggio della riserva naturale addetto alla sorveglianza notturna della spiaggia nell'ambito del progetto 'Life Natura 2003 Nat/IT000163-Riduzione Impatto attivita' umane su Caretta e Tursiope e loro conservazione in Sicilia'', finanziato dalla Commissione Europea. Il gruppo, composto dalla naturalista Elena Prazzi e dagli operatori Stefano Billeci e Salvatore Caserta, Giuseppe Maraventano e Vincenzo Billeci, ha provveduto a rilevare i dati sulla femmina e sul nido e a recintare e segnalare il nido prima dell'arrivo dei bagnanti. Da questo momento il nido verra' salvaguardato dal personale delle aree naturali protette e dai volontari di Legambiente per tutto il periodo dell'incubazione. Il periodo riproduttivo della 'caretta caretta' coincide infatti con il periodo estivo: la tartaruga raggiunge la spiaggia durante la notte e qualsiasi luce, rumore o altro disturbo antropico e' in grado di farla desistere. Raggiunta la spiaggia, la tartaruga scava una buca profonda circa 50 cm e depone in media un centinaio di uova. Dopo aver ricoperto il nido, si allontana verso il mare, per ritornare a deporre nella stessa spiaggia dopo due o tre anni. L'incubazione delle uova dura circa 60 giorni. Appena pronti, i piccoli rompono il guscio e, quando sono fuoriusciti dalla sabbia, iniziano una corsa frenetica verso il mare. Si tratta di un evento divenuto ormai raro nel resto d' Italia, a causa della scarsita' dei siti idonei alla nidificazione della specie: purtroppo, infatti, sono divenute sempre piu' rare le spiagge scampate all'urbanizzazione e che hanno conservato quelle caratteristiche di naturalita' indispensabili a consentire l'ovodeposizione della tartaruga marina. ''La spiaggia dei Conigli - afferma Giusi Nicolini, direttrice della riserva - e' un patrimonio naturale di inestimabile valore da difendere come un bene prezioso per la natura. L'istituzione della riserva ha dimostrato che una fruizione rispettosa della spiaggia puo' rendere possibile il ripetersi di un evento cosi' straordinario come la visita di una specie minacciata di estinzione, senza avere sottratto al turismo uno dei luoghi piu' incantevoli di Lampedusa''.(ANSA). COM-KTQ/GIU



AMBIENTE:CARETTA CARETTA DOPO 5 ANNI DEPONE UOVA A LINOSA

Dopo 5 anni una tartaruga marina Caretta Caretta - che il centro di ricerca di Linosa del Cts aveva marcato nel luglio 2001 - e' tornata deporre le proprie uova sull'isola di Linosa. Venerdi' scorso i ricercatori hanno visto la tartaruga risalire la spiaggia durante il giorno per ben 11 volte, ma data l'elevata temperatura, 'mamma tartaruga' ha "deciso" di non deporre le proprie uova, ha posticipando l'evento intorno a mezzanotte. A protezione del sito e' stata posta una recinzione metallica e un cartello di segnalazione. Da questo momento il nido verra' salvaguardato dal personale del Cts Ambiente e dai volontari per tutto il periodo dell'incubazione. La schiusa e' prevista tra il 10 ed il 25 agosto in funzione delle temperature della sabbia che sono monitorate costantemente dai ricercatori e dai volontari. Appena pronti i piccoli rompono il guscio e, una volta emersi dalla sabbia, iniziano a correre verso il mare. Si tratta di un evento divenuto ormai raro nel resto d'Italia, a causa della scarsita' di siti idonei alla nidificazione della specie. "La spiaggia di Linosa - afferma Stefano Nannarelli, Responsabile del Centro per le tartarughe a Linosa - e' un patrimonio naturale di inestimabile valore da difendere come un bene prezioso per la natura. Da anni siamo ormai impegnati nell'attivita' di tutela della caretta caretta". Cio' nell'ambito di un progetto promosso in collaborazione con l'associazione Hidrosphera, L'Agci Pesca, l'Universita' di Torino, Telespazio e la Riserva Naturale Isola di Lampedusa e l'assessorato Territorio e ambiente della Provincia di Agrigento, finanziato dalla Commissione Europea attraverso il programma Life natura.



ANIMALI: BALENA 24 METRI E CUCCIOLO A LARGO LAMPEDUSA /ANSA

(ANSA) - LAMPEDUSA (AGRIGENTO), 2 MAR - Un piccolo di balena, accompagnato dalla ''mamma'', e' andato ad alimentarsi vicino all'isola di Lampedusa. Essendo probabilmente nato tra settembre e novembre nel canale di Sicilia, l'esemplare di 10 metri e' il primo ad essere stato avvistato cosi' piccolo vicino alla costa siciliana, dove ogni anno, tra febbraio e marzo, le balenottere comuni che abitano nella parte piu' meridionale del Mediterraneo vengono a rifocillarsi. Il piccolo con la mamma, di 24 metri, sono stati identificati stamattina alle 11 assieme a una coppia di animali adulti della specie Balaenoptera physalus, da Silvestro Greco che coordina la campagna di ricerca dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram). ''L'esemplare di 24 metri - dice Greco, che si trova a bordo della nave Urania con l'equipe di studiosi dell'Icram - e' l' animale piu' grande che abbiamo visto da quando abbiamo cominciato la nostra attivita' nel 2004. Ma la vera notizia e' l'identificazione del piccolo, molto probabilmente nato nei pressi di Lampedusa. Ci siamo avvicinati, seguendoli per quattro ore, ma non siamo riusciti a marcarli, inserendo sul dorso il trasmettitore che ci avrebbe permesso di rintracciarli con il satellite durante i loro spostamenti''. La ricerca e' realizzata in collaborazione ad Accobams (Accordo internazionale per la conservazione dei cetacei nei nostri mari), l'area marina protetta delle Pelagie, l' universita' di Siena ed l'Istituto ambiente marino costiero del Cnr, e supportata dal ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio. ''Nel Mediterraneo vivono circa 3.500 balene - spiega Greco - minacciate dall'inquinamento chimico, dalle collisioni con le navi, dal rumore prodotto dal traffico marino. Nella campagna di ricerca abbiamo gia' effettuato la marcatura satellitare di cinque esemplari di questa specie di balene che e' la seconda come dimensioni di tutti i mammiferi marini. Il nostro lavoro prosegue quest'anno con l'utilizzo di due navi, l'Astrea dell' Icram e l'Urania del Cnr, oltre due mezzi veloci dell'area marina protetta delle Pelagie e un gruppo di trenta ricercatori''. I risultati delle campagne oceanografiche costiere e al largo, con le navi che si spingeranno fino alle acque libiche e tunisine, permetteranno di valutare la consistenza della popolazione, la disponibilita' del cibo, le rotte di migrazione e le possibili interazioni con gli animali che vivono nel ''Santuario internazionale dei cetacei'', localizzato nel mar ligure. Sulle coste tunisine, si svolgera' anche un importante appuntamento: dal 9 all'11 marzo Tunisi ospitera' infatti il workshop sulla ''Conservazione dei cetacei nei paesi della sponda sud'', organizzato dal centro di ricerche Rac/Spa di Tunisi, il centro regionale sulle aree protette e la tutela della biodiversita' dell'Unep/Map (United Nations Environmental Program/Mediterranean Action Plan). L'obiettivo e' di diffondere dati e proposte del sistema che raduna i 21 paesi aderenti alla convenzione di Barcellona e l'Unione europea. Y7P-NU
02/03/2006 18:35
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“LA LORO ‘CASA’ MERITA UN SANTUARIO”

BALENE AVVISTATE A LAMPEDUSA


Messa in rete il:
2 Marzo 2006 - h 20:06:39

Aggiorn/Update
3 Marzo 2006 - h 10:22:42
nella Categoria:
Scienza e Tecnologia
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WWF: “I nuovi avvistamenti di balenottere comuni, la seconda più grande balena al mondo, attorno all’isola di Lampedusa da parte dei ricercatori dell’ICRAM, coordinati dal biologo marino, Silvestro Greco, che è anche membro del Comitato Scientifico del WWF, rappresenta la conferma del valore dell’area per l’alimentazione invernale di questi splendidi giganti del mare. Soprattutto desta particolare interesse il fatto che una di esse fosse affiancata da un piccolo, probabilmente nato in zona. Questo dimostra quanto sia urgente l’istituzione di un Santuario per la Biodiversità – ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del WWF Italia – Sarebbe il primo di questo genere nel Mediterraneo e comporterebbe benefici non solo al patrimonio naturale, ma anche a chi opera nell’area. Infatti, non ci sarebbero particolari restrizioni alle attività di pesca – e comunque ci sono presupposti per trovare soluzioni sostenibili – e si potrebbe attivare un turismo naturalistico, ovviamente compatibile con la tutela.”

Con l’Istituzione del Santuario delle Pelagie verrebbe regolamentato il traffico navale, in particolare quello turistico, e si attiverebbe un presidio contro eventuali minacce d’inquinamento o attività illegali.

Il WWF Italia dallo scorso anno sta studiando quale possa essere la forma giuridica-amministrativa – per esempio un accordo bi o trilaterale tra Stati, così come avvenuto per il parco internazionale delle Bocche di Bonifacio - da presentare al Governo italiano e sta sondando il terreno nei paesi confinanti coinvolti dal Santuario. Il WWF ha presentato la proposta anche in occasione della prima riunione mondiale del Gruppo di lavoro ad hoc sulle aree protette della Convenzione sulla Biodiversità che si è riunito nel giugno dello scorso anno a Montecatini.

La presenza delle Balene in quel tratto di mare non è casuale: nel canale di Sicilia, ed in particolare nelle acque intorno a Lampedusa e Linosa ricadenti nelle Pelagie, grazie alla concomitanza di interessanti fenomeni oceanografici, si assiste ad una ricca cosiddetta “trofica”, ovvero, con un elevato indice di biodiversità. In particolare si registra uno dei più alti tassi di cattura di specie ittiche di interesse commerciale siano piccoli e medi pelagici (Ricciole, Tonni alletterati, Sgombri ) che tipiche della costa (Triglie Molluschi, Gamberi, etc). A questo si associa la presenza di numerose specie protette: Squali, Delfini, Tartarughe, Uccelli e Cetacei;

Con gli avvistamenti di questi giorni è ormai ufficiale: Lampedusa e il mare circostante sono un vero paradiso marino del Mediterraneo e per questo meritano una protezione speciale.

Il Wwf: le balene di Lampedusa meritano il santuario

ROMA. «I nuovi avvistamenti di balenottere comuni, la seconda più grande balena al mondo, attorno all’isola di Lampedusa da parte dei ricercatori dell’Icram, coordinati dal biologo marino Silvestro Greco, membro del Comitato scientifico del Wwf, rappresenta la conferma del valore dell’area per l’alimentazione invernale di questi splendidi giganti del mare. Soprattutto desta particolare interesse il fatto che una di esse fosse affiancata da un piccolo, probabilmente nato in zona. Questo dimostra quanto sia urgente l’istituzione di un Santuario per la Biodiversità». Lo afferma il direttore scientifico del Wwf Italia Gianfranco Bologna, che ne sottolinea l’importanza: «
«Sarebbe il primo di questo genere nel Mediterraneo e comporterebbe benefici non solo al patrimonio naturale, ma anche a chi opera nell’area. Infatti, non ci sarebbero particolari restrizioni alle attività di pesca e si potrebbe attivare un turismo naturalistico, ovviamente compatibile con la tutela».
Con l’istituzione del Santuario delle Pelagie verrebbe regolamentato il traffico navale, in particolare quello turistico, e si attiverebbe un presidio contro eventuali minacce d’inquinamento o attività illegali. Il Wwf Italia dallo scorso anno sta studiando quale possa essere la forma giuridica-amministrativa – per esempio un accordo bi o trilaterale tra Stati, così come avvenuto per il parco internazionale delle Bocche di Bonifacio – da presentare al Governo italiano e sta sondando il terreno nei paesi confinanti coinvolti dal Santuario. Il Wwf ha presentato la proposta anche in occasione della prima riunione mondiale del Gruppo di lavoro ad hoc sulle aree protette della Convenzione sulla biodiversità che si è riunito nel giugno dello scorso anno a Montecatini.

Le balene di Lampedusa. Avvistata un coppia di cetacei nelle splendide acque siciliane


Purtroppo fenomeni quali l'immigrazione clandestina e le numerose tragedie in mare, fanno dimenticare colpevolmente quali sono i reali motivi per i quali l'Isola di Lampedusa dovrebbe finire sulle pagine dei giornali, ossia per le inenarrabili meraviglie naturali.
Oggi parleremo della perla nera del Mediterraneo, proprio per queste ultime: nel mare dell'ultimo lembo d'Italia sono stati avvistati i primi esemplari di balena di quest'anno. Infatti, c'è da sapere che ogni anno, tra febbraio e marzo, le balenottere comuni, che abitano nel Mediterraneo meridionale, vengono a rifocillarsi vicino alle coste dell'isola di Lampedusa. La coppia di cetacei, un cucciolo di dieci metri (nato tra settembre e novembre nel canale di Sicilia) insieme alla mamma, è stata avvistata ieri mattina dal team dell'Istituto centrale per la ricerca scientifica e tecnologica applicata al mare (Icram): insieme al cucciolo e alla mamma, gli scienziati hanno identificato anche due animali adulti della specie Balaenoptera physalus.
''L'esemplare di 24 metri - ha spiegato il biologo marino Silvestro Greco, coordinatore della campagna dell'Icram, e membro del Comitato Scientifico del Wwf - è l'animale più grande che abbiamo visto da quando abbiamo cominciato la nostra attività nel 2004. Ma la vera notizia è l'identificazione del piccolo, molto probabilmente nato vicino a Lampedusa''.
''Ci siamo avvicinati, seguendoli per quattro ore, ma non siamo riusciti a marcarli, inserendo sul dorso il trasmettitore che ci avrebbe permesso di rintracciarli con il satellite durante i loro spostamenti'', ha raccontato Greco.

''Nel Mediterraneo vivono circa 3.500 balene minacciate dall'inquinamento chimico, dalle collisioni con le navi, dal rumore prodotto dal traffico marino'', ha poi spiegato Greco. Per questo il Wwf sollecita di proteggere Lampedusa e il mare circostante, un vero paradiso marino del Mediterraneo, con l'istituzione di un Santuario delle Pelagie per i cetacei. Per regolamentare il traffico navale, in particolare quello turistico, e attivare un presidio contro minacce d'inquinamento o attività illegali. ''I nuovi avvistamenti di balenottere comuni e della seconda più grande balena al mondo rappresentano la conferma del valore dell'area per l'alimentazione invernale di questi splendidi giganti del mare'', ha spiegato ancora Greco.
''Questo dimostra quanto sia urgente l'istituzione di un Santuario per la Biodiversità - ha dichiarato Gianfranco Bologna, direttore scientifico del Wwf Italia -. Sarebbe il primo di questo genere nel Mediterraneo e comporterebbe benefici non solo al patrimonio naturale, ma anche a chi opera nell'area. Infatti, non ci sarebbero particolari restrizioni alle attività di pesca - e comunque ci sono presupposti per trovare soluzioni sostenibili - e si potrebbe attivare un turismo naturalistico, ovviamente compatibile con la tutela''.


Datrici di ascolto

mercoledì 18 gennaio 2006 11:03:22 CET da Redazione TvBlog

Viene bandito il premio nazionale “DATRICI DI ASCOLTO”. Ambientato nella meravigliosa cornice naturale del golfo di Lampedusa il premio si propone di riconoscere le doti naturali delle donne che naturalmente producono audience per il solo fatto di esistere e respirare.

La “location” vuole altresi’ rilanciare l’immagine dell’isola inquinata da tanti sbarchi di soggetti che per il fatto stesso di essere negri danneggiano il turismo e abbassano gli ascolti ( si sa che l’Africa dal Rwanda al Darfour non “tira”).

In testa alla classifica delle candidate sono ovviamente le sorelle Lecciso e Bambola Ramona ma sono benvenute altre “datrici” purchè raccomandate.

Si sottolinea il valore ecologico e anche geografico del premio.

Nel panorama televisivo di oggi infatti le “datrici di ascolto”sono assimilabili per importanza ai gheisers, ai vulcani o ai depositi naturali di gas o di petrolio. Chi volesse far parte della giuria mi scriva ma soprattutto mi scrivano eventuali sponsor o qualsivoglia soggetto a piede libero che disponga di denaro liquido in eccesso da destinare a fini di rappresentanza. Astenersi Colombiani.

Mimmo Lombezzi



A Natale adotta un delfino

22 Dicembre 2005

Adottare un delfino per contribuire a proteggerlo: è l’idea del CTS Ambiente, che ha promosso una campagna di adozione cui proventi andranno a finanziare l’attività di studio dei suoi Centri Ricerca Delfini di Caprera e Lampedusa.
Ai neo genitori andrà un kit contenente il certificato di adozione dell’animale prescelto, la sua foto con la sua storia e una maglietta. Non si tratta solo di un’adozione simbolica ma di un concreto aiuto ai Centri di Ricerca di Caprera e Lampedusa. Attivi entrambi dal 2001, sono stati istituiti nell’ambito del più vasto Progetto Delfino Costiero, un progetto su scala nazionale che il CTS porta avanti da 10 anni e che ha attivato nel complesso 7 stazioni di ricerca per lo studio del delfino costiero, o tursiope (Tursiops Truncatus), in tutta la penisola.
Si tratta di una specie fortemente minacciata dalla pesca, dal traffico nautico e dall’inquinamento e per la cui tutela si rendono necessarie adeguate misure di conservazione.
I biologi del CTS Ambiente sono quotidianamente impegnati in operazioni di monitoraggio volte al censimento visivo degli esemplari e alla loro fotoidentificazione, tecnica che ha permesso la creazione di un database di oltre 200 individui riconoscibili dal loro marker naturale, la pinna dorsale.
I delfini che il CTS Ambiente propone di adottare simbolicamente sono esemplari realmente studiati dai suoi ricercatori. La mascotte del gruppo è Pinnabianca, che è stato il primo delfino fotoidentificato dal Centro Ricerche Delfini di Caprera del CTS e anche il primo del Parco Nazionale di La Maddalena. È un esemplare adulto, probabilmente un maschio, dato che in tre anni i ricercatori del Centro non lo hanno mai osservato con un piccolo al fianco, e il suo nome deriva dalla vistosa macchia bianca sulla parte superiore della pinna dorsale.
Oltre a lui altri 5 sono i delfini che attendono di essere adottati: Alaimo, Alfa, Pioggia, Mistral e Zorro. Insieme a Pinnabianca sono stati scelti per rappresentare tutti i delfini oggetto degli studi e delle attività di conservazione svolte nei centri. (foto A. Fozzi) Per le adozioni consultare il sito www.adottaundelfino.it oppure contattare il numero 06- 64960306.

A cura di Jada Mazzoli


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Il viaggio della Fiamma Olimpica

In occasione del suo 15° giorno di viaggio la Fiamma Olimpica illuminerà Lampedusa e Agrigento. Il Sacro Fuoco arriverà in elicottero a Lampedusa e poi in città. Alessandro Cecchi Paone, ultimo tedoforo, dà il via alla festa in Piazza Marconi. Segui su SI lo speciale alle ore 20:45

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Ecco il braciere olimpico
Carolina Kostner portabandiera

Aria, acqua, terra e naturalmente Fiamma. Il viaggio della Fiamma Olimpica di Torino 2006, dopo la traversata via mare e la staffetta che l’ha condotta sino a Ragusa, raggiunge oggi l’isola di Lampedusa (15.16) a bordo di un elicottero dell’Esercito e conclude la quindicesima tappa ad Agrigento (16.02). Nello scenario incantato della Valle dei Templi, sarà Alessandro Cecchi Paone, giornalista e conduttore televisivo, l’ultimo tedoforo che porterà il simbolo dei Giochi sul palco allestito in piazza Marconi per la cerimonia d’accensione del Braciere Olimpico (19.30).

La staffetta giornaliera prenderà il via da Comiso (8.08), continuerà per Vittoria (9.06), attraverserà Gela (10.19), toccherà Licata (12.07) e proseguirà sulla via per Agrigento, mentre un convoglio speciale porterà il Sacro Fuoco nel punto più a sud del nostro Paese.

Il percorso cittadino prevede che la staffetta arrivi dalla SS115 (16.02) e prosegua per via Passeggiata Archeologica (16.39) e via Sacra (16.41), continui costeggiando i templi lungo via Passeggiata Archeologica (17.36) e via Panoramica dei Templi (17.53). La staffetta prosegue lungo via Demetra (17.54), via Giovanni XXIII (18.05), piazza Diodoro Siculo (18.14), via De Gasperi (18.17), Via Cicerone (18.21), Via Ragazzi del '99 (18.23), via Imera (18.25), via 25 Aprile (18.31), via Dante (18.44), via Manzoni (18.52), via U. La Malfa (19.00), via F. Crispi (19.04), Salita del Coniglio (19.11), via della Vittoria (19.13), piazza Roma (19.16), piazza Aldo Moro (19.16), via Atenea (19.18), piazza Pirandello (19.24), piazza Sinatra (19.25), via Empedocle (19.28), via delle Torri (19.29) per arrivare a Piazza Marconi (19.31) nelle mani di Alessandro Cecchi Paone, ultimo tedoforo della giornata, per l'accensione del Braciere Olimpico

Segui su SportItalia lo speciale alle ore 20:45 (in replica alle 00:30).

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D’Alessio in piazza Duomo Le due Italie a confronto

Igor Principe

Si spera che li accolga meglio. Lungi da noi fare polemica con le strutture in cui si raccolgono i disperati che sbarcano sulle coste dell'isola più a sud d'Italia. Ma quel pensiero nasce automaticamente quando Gigi D'Alessio definisce Milano «una Lampedusa del Nord». «Questa è una città che accoglie tutti», è la spiegazione del cantante napoletano, che quindi non ha fatto altro se non attualizzare la visione, antica, della «città con il cuore in mano», dove chiunque è benvenuto purché abbia voglia di darsi da fare.
Lui, da fare, se n'è dato. Dietro l'immagine di giovane talento della canzone italiana si nasconde una carriera ventennale, cominciata in quel di Napoli suonando, com'è costume laggiù, tra feste e matrimoni, oltre che nei locali d'ordinanza. Repertorio tradizionalmente melodico, in bilico tra grandi classici della canzone partenopea e stralci della sceneggiata alla Mario Merola. Da cui, il marchio di epigono di quest'ultimo.
Quel marchio è stato apposto forse con troppa fretta. D'Alessio
ha solidi studi classici alle spalle - è diplomato in pianoforte al conservatorio di Napoli - e una non comune voglia di emergere a tutto tondo, uscendo dal bacino del Golfo. Con pazienza, tenacia e oneri familiari che avrebbero portato chiunque a scegliere un mestiere più sicuro del musicista - è diventato padre a 17 anni, e di nuovo a 20 - comincia una scalata che lo porta ad essere un artista da 4 milioni di dischi negli ultimi tre anni.
«Centoventimila solo a Milano ogni volta che esce un mio nuovo lavoro - dice -. È la città in cui vendo di più. Come me lo spiego? Con i dischi falsi che si vendono a Napoli. Scherzi a parte, non lo so. Ma mi va benissimo così».
Le premesse per immaginare che il concerto di stasera in Piazza Duomo, consolidato appuntamento prenatalizio organizzato dal Comune in collaborazione con Radio Italia SoloMusicaItaliana (ore 21, accesso libero), bisserà il successo delle precedenti tre edizioni, i cui protagonisti furono i Pooh, Lucio Dalla e Claudio Baglioni.
«Dopo nomi come quelli, le responsabilità sono decisamente grandi - prosegue D'Alessio -. Spero di essere all'altezza. Certo, la napoletanità mi dà qualcosa in più cui attingere, magari anche solo nella possibilità di inventarmi un medley tra O mia bela Madunina e 'O surdato 'nnammurato».
Il resto della scaletta sarà più o meno uguale a quella che appare nel cd Cuorincoro, in cui sono raccolti i principali momenti del tour concluso lo scorso 30 settembre davanti a 250mila spettatori in piazza Plebiscito,
a Napoli.
Non c'è vita da buttare, Quanti amori, Non mollare mai sono tra le canzoni che non mancheranno stasera, insieme a due inediti del repertorio italiano e napoletano: M'innamorerò sempre di te e Fino a quando scure notte. Poi, spazio alle sorprese. «Ho invitato alcuni ospiti, ma non voglio anticipare niente - dice il cantante -. Aggiungo solo che ci saranno giovani artisti. Suonare in Piazza Duomo è come fare un passaporto per il mondo, e mi piace dar loro questa opportunità. Io ci ho messo vent'anni per arrivare qui. Magari loro da qui potranno partire per altre destinazioni».


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Lampedusa,02 lug 2004 -13:14
La tartaruga marina torna a nidificare sull'isola


La tartaruga marina Caretta Caretta, specie rara minacciata di estinzione, è tornata a deporre le uova nella spiaggia dell'Isola dei Conigli, una delle aree incluse nella riserva naturale di Lampedusa. E' un evento ormai raro sulle spiagge italiane, salutato con gioia dalla direttrice della riserva Giusi Nicolini.

A scoprire il nido, che contiene un centinaio di uova, sono stati gli operatori di Legambiente che gestiscono la riserva, che hanno provveduto a proteggerlo con una recinzione metallica e un cartello di segnalazione. La tartaruga Caretta, infatti, raggiunge il nido di notte, e può essere facilmente disturbata da rumori, luci o altri tipi di disturbo, poi si allontana. Le uova si rompono dopo un periodo di incubazione che può durare anche 60 giorni, e appena nati i piccoli di tartaruga corrono verso il mare.

"La spiaggia dei Conigli - afferma Nicolini - è un patrimonio naturale di inestimabile valore da difendere come un bene prezioso per la natura. L' istituzione della riserva ha dimostrato che una fruizione rispettosa della spiaggia può rendere possibile il ripetersi di un evento così straordinario come la visita di una specie minacciata di estinzione, senza avere sottratto al turismo uno dei luoghi più incantevoli di Lampedusa".

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MARE: SICILIA, 'GUIDA BLU' ASSEGNA 5 VELE A LAMPEDUSA
3 VELE A USTICA E PANTELLERIA


Palermo, 10 giu. - (Adnkronos) - Lampedusa 5 vele, Ustica e Pantelleria 3. Se per la prima e' una piacevole routine ormai da alcune stagioni essere nella top ten delle classifiche stilate da Legambiente e Touring club nella Guida Blu, grande sorpresa hanno, invece, scaturito i voti dati all'isola di Ustica e di Pantelleria resi ufficiali nel corso della conferenza che si e' tenuta a villa Gregoretti a Mondello, nell'ambito della 45esima rassegna internazionale delle attivita' subacquee di Ustica, indetta per presentare la Guida edita dal Touring club.
(Ter/Zn/Adnkronos)
10-GIU-04 17:32


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Sul mare di Lampedusa sventolano le 5 vele

Linosa e Lampedusa (Agrigento). Per il secondo anno nella top ten, l'arcipelago delle Pelagie, con le isole di Lampedusa e Linosa, guadagna terreno grazie alla politica di tutela dell'ambiente portata avanti dall'amministrazione locale nel corso degli ultimi anni, a cominciare dall'impegno per l'abbattimento del famoso e abusivo villaggio Sindona. L'aspetto selvaggio e l'abbondanza di fauna marina sono il vero patrimonio di Lampedusa: le acque circostanti sono ancora ricchissime di spugne mentre sulle sue spiagge si riproducono e prendono il largo circa 300 tartarughe marine ogni anno, convivendo con una forte presenza turistica, ben gestita dall'amministrazione comunale. Linosa, nel catalogo per turisti non di massa, rasenta quasi la perfezione

Legambiente e Touring Club Italiano presentano la Guida Blu 2004 e premiano le migliori località balneari dell’estate

Il massimo dei voti a Otranto, Castiglion della Pescaia, Cinque Terre, Pollica, Arbus, Orosei, Arzachena, Bosa, Tropea, Lampedusa e Linosa

il 28 e il 29 maggio in centinaia di località spiagge e fondali puliti di legambiente

Sono le più belle d’Italia, il fiore all’occhiello del nostro mare. Otranto, Castiglion della Pescaia, le Cinque Terre, Pollica, Arbus, Orosei, Arzachena, Bosa, Tropea e l’arcipelago delle Pelagie sono le dieci località balneari in vetta alla classifica di Legambiente contenuta nella Guida Blu 2004 edita dal Touring Club Italiano. Proprio in quest’ordine, con le cinque vele, sono state incoronate quest’anno regine delle nostre coste, per la qualità del mare e la meraviglia del paesaggio. Ma non solo. Perché per guadagnarsi le ambite cinque vele la bellezza tout court non basta. Bisogna sapervi associare una corretta gestione del territorio, interventi e politiche in linea con il rispetto dell’ambiente e una buona funzionalità dei servizi. Altrettanti parametri di selezione che le dieci località vincitrice hanno dimostrato di coniugare a meraviglia con il fascino di un mare cristallino e di terre incontaminate. Le migliori spiagge italiane hanno superato 128 prove, quanti sono gli indicatori di qualità presi in considerazione dagli esperti della Guida Blu.

E se Otranto, dalla punta più orientale della Penisola, conserva tenacemente il podio per il terzo anno consecutivo, Castiglion della Pescaia con la sua fitta pineta si piazza invece al secondo posto, seguito dalle Cinque Terre. Guadagna punti Pollica, la perla del Cilento, mentre la Sardegna vede premiate con il massimo dei voti ben quattro località: Arbus, Orosei, Bosa e Arzachena che riconquista le cinque vele dopo tre anni d’assenza. Sempre tra le migliori la calabrese Tropea e le isole siciliane di Lampedusa e Linosa.

"In questa edizione della Guida Blu — ha commentato Roberto Della Seta, presidente nazionale di Legambiente - sono aumentati i Comuni premiati con il riconoscimento delle vele, mentre cresce la qualità degli interventi al loro interno. Sono due buone notizie che dimostrano la volontà di tanti imprenditori privati e di pubblici amministratori di targare il proprio operato in chiave ambientale e rivelano come si sia messo in moto un importante meccanismo di emulazione. Credo che il merito di questa diffusa crescita di consapevolezza e di buone pratiche ambientali possa essere attribuito, almeno in parte, proprio alla Guida Blu, ai riconoscimenti che assegna ogni estate e all’interesse sempre crescente dimostrato dai lettori. I 43.000 posti letto degli alberghi per l’ambiente di Legambiente, la novità di quest’anno, sono a mio avviso uno dei segnali più evidenti dei risultati conseguiti dall’attività della nostra associazione nel corso di questi anni".

"Con questa guida importante - ha affermato Michele D'Innella, direttore editoriale Touring - il Tci e Legambiente rafforzano la propria collaborazione realizzando per il quarto anno consecutivo uno strumento di grande valore educativo e contribuendo a diffondere la cultura del rispetto per il nostro patrimonio ambientale. Una cultura propria di entrambe le nostre associazioni che, pur con storie diverse per sensibilità e stile, si oppongono al degrado delle coste e promuovono un modello di sviluppo sostenibile, rispettoso in egual misura delle esigenze dei turisti, dell'ambiente e delle comunità ospitanti. Coerentemente con i nostri obiettivi e le nostre competenze, infatti, questa Guida Touring unisce alla valutazione delle acque e delle spiagge effettuata dalla Goletta Verde l’analisi e la descrizione complessiva dell’ambiente, dei beni culturali, del paesaggio, della cultura enogastronomica e artigianale - in breve, degli attrattori turistici - delle località segnalate. Affinché tra le componenti di una vacanza ci sia non solo il piacere di nuotare in acque pulite ma anche quello di contemplare un paesaggio integro, di visitare un antico borgo, di gustare i sapori e le tradizioni del mare".

La Guida Blu è frutto del lavoro svolto da Goletta Verde durante i suoi anni di navigazione ma anche del patrimonio di conoscenze delle centinaia di gruppi locali di Legambiente. Nasce nel 1996, come Ecosistema Vacanze, un dossier di Legambiente che valuta le località costiere italiane coniugando i parametri propriamente turistici con indicatori della qualità ambientale. L’intento è quella di restituire la gradevolezza delle località, premiando quelle dove il confort meglio si fonde con l’autenticità. Non solo mare pulito, quindi, ma anche ambiente tutelato e qualità dell’offerta, dai servizi alle strutture ricettive, dall’interesse del centro storico all’offerta enogastronomia. La svolta però risale al 2001, con l’incontro con il Touring Club Italiano. Per la guida di Legambiente è il grande passo: diventa l’attuale Guida Blu e conquista un posto in libreria accanto alle grandi guide edite dal Touring.

La Guida Blu è così un vero e proprio vademecum delle vacanze e dedica ampio spazio alle descrizioni e alle indicazioni sulle 300 spiagge più belle della Penisola. Dalla A di Acquaviva alla V di Valle della Luna, passando per Cala Petra Ruja e la Spiaggia dei Conigli, la Guida Blu 2004 riporta, Regione per Regione, 300 angoli di paradiso sparsi lungo le coste, descritti in ogni dettaglio. Località spesso poco note, frequentate magari dai soli residenti o in alcuni casi raggiungibili dopo impegnativi trekking o seguendo itinerari conosciuti solo da pochi privilegiati. Proprio per questo è d’obbligo una raccomandazione: sono luoghi da "maneggiare con cura", evitando quei comportamenti dannosi per l’ambiente così frequenti purtroppo sulle spiagge più affollate.

Profondo Blu è la sezione dedicata ai subacquei. Cento immersioni da non perdere, cento tuffi alla scoperta dei paradisi sommersi dei nostri mari, raccolte grazie ai circoli subacquei di Legambiente. Per ognuna la Guida fornisce le informazioni fondamentali: la profondità massima consigliata, le caratteristiche dell’immersione, le condizioni di visibilità che più frequentemente si incontrano e il riferimento del diving o del circolo subacqueo di Legambiente, un dato prezioso per chi vuole entrare in contatto con esperti del luogo.
E’ bene specificare che tutte le località prese in considerazione hanno totalizzato un punteggio superiore alla sufficienza: come dire che ognuna delle 250 località presenti nella Guida Blu merita di essere scelta come meta per una vacanza più o meno breve, per una gita durante il fine settimana o almeno per una visita di passaggio.

Il giudizio attribuito a ciascuna località, dalle 5 vele assegnate alle dieci migliori fino a 1 vela, è il frutto di valutazioni ricche ed approfondite. I parametri presi in esame sono suddivisi in 15 classi: paesaggio naturale, costiero e urbano, qualità del costruito, vivibilità, pressione e servizi turistici, gestione della mobilità, dei rifiuti e delle acque, politiche di sostenibilità, balneabilità, contesto storico-culturale, qualità dei fondali, accessibilità per i disabili. In due parole si confrontano, da una parte, la qualità dei servizi ricettivi e, dall'altra, la qualità ambientale del territorio del Comune. Così, vi possono essere località naturalisticamente più significative delle dieci premiate con le 5 vele, ma che non offrono servizi turistici di eccellenza. Come ve ne sono con strutture ricettive impeccabili dove, però, il territorio marino e costiero è stato più o meno gravemente compromesso. Complessivamente gli indicatori considerati sono 128, provenienti dalle banche dati di Istat, Ancitel, Sist, Cerved, Ministero della Salute, Enit, Touring Club Italiano, Enel, Istituto Ambiente Italia e naturalmente da Legambiente. A ciascun Comune è stato assegnato un punteggio da 1 a 100, poi sintetizzato nell’assegnazione delle vele. Ogni località presa in esame è corredata da una dettagliata cartografia e da ampie, inedite descrizioni di carattere storico-artistico curate minuziosamente dal Touring.

Ma torniamo alle motivazione che hanno determinato il riconoscimento delle cinque vele da parte di Legambiente per il 2004.

Otranto (Lecce). Si conferma regina dell’estate anche per il 2004. Ha avviato quest’anno l’adesione alla "Carta di valorizzazione del territorio", un percorso di certificazione ambientale e fatto richiesta per l’istituzione di un’area marina protetta davanti al suo litorale. E’ tra i comuni più attivi per l’istituzione del Parco marino costiero Otranto Santa Maria di Leuca. Dopo aver portato avanti una lunga battaglia per la tutela del faro di Punta Palacia, quest’anno ne sta completando il recupero.

Castiglion della Pescaia (Grosseto). Sale quest’anno di un posto in classifica. Il centro storico magnificamente conservato e la grande pineta costiera sono le caratteristiche di fanno di Castiglione una delle località più significative della costa tirrenica. Proprio all’attività di recupero portata avanti nel centro storico si deve l’ascesa del comune tra le regine delle 5 vele. In una guerra a tutto campo contro la sosta selvaggia, l’amministrazione ha poi esteso il divieto di parcheggio sulla strada litoranea, creando aree di parcheggio autorizzate e liberando così la strada dalle auto. Per i camper che invadevano il centro storico sono invece state create apposite aree di sosta attrezzate fuori dal paese. L’amministrazione ha inoltre fatto dietrofront su progetti di lottizzazione precedentemente autorizzati, ridimensionando significativamente il rischio di cementificazione del territorio.

Cinque Terre (La Spezia). Monterosso al mare, Vernazza, Coniglia, Menarola e Riomaggiore, cinque paesini arroccati su speroni di pietra che si affacciano sul mare, rappresentano un caso esemplare di valorizzazione del territori unito a uno sviluppo del turismo in armonia con la tutela dell’ambiente. Da un paio d’anni, infatti, le Cinque Terre si possono considerare a buon titolo la punta di diamante del sistema delle aree protette italiane, un modello all’avanguardia per tutto il settore. Al forte sviluppo delle nuove tecnologie (il Comune di Rio Maggiore, per esempio, è interamente cablato) viene associato un importante recupero del territorio (anche attraverso il ripristino dei famosi terrazzamenti e dei muretti a secco) e la valorizzazione di produzioni tipiche e biologiche (quali il pesto biologico, i profumi e le tinture naturali), che hanno dato vita a piccola imprenditoria strettamente legata alle risorse naturali del territorio. Altro fattore rilevante è l’attenzione al benessere; il Parco organizza quest’anno servizi di delfinoterapia, naturopatia e attività di monitoraggio e prevenzione di patologie degenerative. La naturopatia è gratuita per i residenti, realizzata dal Parco in collaborazione con la ASL. La delfinoterapia è praticata in mare aperto, ma ancora a livello sperimentale.

Pollica — Acciaroli e Pioppi (Salerno). Il quarto posto in classifica va a Pollica, con le località costiere di Acciaroli e Pioppi. La spiaggia di Pollica è situata all'interno del Parco Nazionale del Cilento, ma oltre al grande interesse naturalistico dell’area e alla bellezza del centro abitato, immerso nel verde della collina, la Guida Blu premia quest’anno la qualità dei servizi. In particolare, lo sviluppo della raccolta differenziata e quello dei servizi per portatori di handicap.

Arbus (Cagliari), Orosei (Nuoro), Arzachena (Ss) e Bosa (Nuoro). Arrivano in quest’ordine le quattro località sarde a cinque vele, tutte di grande fascino naturalistico. Consistenti però anche gli interventi delle amministrazioni locali. Ad Arbus, le famose dune bianche di Piscinas sono oggetto da parte dell’amministrazione comunale di un progetto di salvaguardia della fascia costiera, mentre Orosei ha posto sotto tutela i suoi 10 km di spiaggia bianca, con normative che regolano gli insediamenti turistici in modo ecocompatibile. Arzachena torna invece in vetta alla top ten di Legambiente dopo quattro anni di purgatorio. Indiscutibile la qualità del suo patrimonio naturalistico. Quest’anno, l’amministrazione ha poi definitivamente chiuso il capitolo del MasterPlan, grande progetto di speculazione edilizia in Costa Smeralda, e destinato ad aree protette quelle di Liscia Ruja e Razza di Juncu. Il Comune ha portato avanti un lavoro di razionalizzazione delle aree di sosta lungo il tratto costiero. La pulizia della costa è stata affidata con successo a cooperative giovanili. A Bosa, sono state portate avanti iniziative di tutela ambientale della costa, oltre a investimenti dell’amministrazione comunale per la salvaguardia dell’areale del grifone.

Tropea (Vibo Valentia). Al nono posto tra le cinque vele, Tropea vanta uno scenario naturale splendido, fatto di falesie, macchia mediterranea, spiaggia bianchissima. Da tempo l'amministrazione comunale lavora per garantire una buona qualità dei servizi e misure di recupero della fascia costiera.

Fonte: Lega Ambiente
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Lampedusa e l’enigma delle Caretta caretta (dall'almanacco delle scienze a cura del CNR)

In questa anomala primavera anche la fauna marina sembra riservarci delle sorprese. Ne sanno qualcosa gli abitanti dell’isola di Lampedusa. All’inizio del mese hanno assistito, infatti, a uno spettacolo inconsueto per il periodo: 170 tartarughe marine della specie protetta ‘Caretta caretta’ hanno fatto capolino al largo della più grande delle isole Pelagie, anticipando così di alcune settimane il loro arrivo. Un fenomeno che incuriosisce e lascia perplessi allo stesso tempo.

“Caretta caretta’ - spiega Fabio Badalamenti, ricercatore della sezione di Mazara del Vallo del Laboratorio di ecologia della fascia costiera dell’Istituto per l’ambiente marino costiero di Trapani - è una specie tipica del Mediterraneo. Di solito le tartarughe arrivano a fine primavera, quando tornano nell'isola natia per depositare le uova. L'avvistamento di numerosi esemplari al largo dell'isola di Lampedusa, in ogni caso, non può che rappresentare un buon segno: negli ultimi decenni, infatti, gli sforzi per tutelare questa specie si sono moltiplicati in tutto il Mediterraneo".

A Lampedusa è attivo da anni un centro di recupero per le tartarughe: la spiaggia dell'isola dei Conigli, ad esempio, è stata protetta per favorire la deposizione delle uova. Un lavoro che, stando ai dati rilevati dagli studiosi, dà ottimi risultati.

"Abbiamo riscontrato che il lavoro di recupero realizzato con l'aiuto delle associazioni dei volontari – commenta Badalamenti - ha contribuito a ridurre la mortalità della specie ed allo stesso tempo ad incrementare i tassi di sopravvivenza".

E se è chiaro che grazie al lavoro di tutela, la presenza della ‘Caretta caretta’ potrà aumentare nel Mediterraneo, è il motivo di questo ritorno anticipato che non è certo.

"E' possibile che le tartarughe avvistate a Lampedusa - conclude il ricercatore del Cnr - fossero lì per cercare cibo. Del resto, è anche possibile che il graduale aumento della temperatura del Mediterraneo registrato negli ultimi anni influisca sui "tempi" di alcuni processi biologici come la riproduzione, anticipandola anche se di poco".

Un piccolo enigma scientifico dunque, su cui si potrà far luce, avvertono gli studiosi, solo a riproduzione avvenuta.

Cecilia Migali

Fonte: Fabio Badalamenti, Laboratorio di ecologia della fascia costiera dell’Istituto per l’ambiente marino costiero, tel. 0924/35013, e-mail: fbadala@tin.it


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Trenta balene a cento metri della battigia

Una trentina di balene affolla, da qualche giorno, le acque antistanti la costa di Lampedusa, spingendosi sorprendentemente fino a circa cento metri dalla battigia. I cetacei, come rivela stamani il Giornale di Sicilia, sono diventati l' attrattiva di isolani e turisti.

Da Punta Sottile a Capo Grecale, le balene compiono acrobatiche evoluzioni simili a danze, provocando soffi e spruzzi alti quasi otto metri. In realtà, cercano di ammassare e condensare i piccoli crostacei, i minuscoli pesci e il plancton, portandoli in superficie, per poi inghiottire il ricco pasto.

"I mammiferi marini - spiega Damiano Sferlazzo, collaboratore del Cts ambiente, associazione che si occupa della conservazione della natura, di Lampedusa - sono stati sicuramente attratti dall' enorme quantità di plancton che quest' anno c'è sottocosta".

La danza delle balene ha coinvolto ieri nella baia del Mare Morto, a meno di 100 metri dalla spiaggia, alcuni delfini che hanno preso a saltare tra i flutti, giocando con i cetacei.

Uno spettacolo emozionante che ha spinto naturalisti e curiosi in acqua per fotografare o semplicemente osservare i branchi in azione.

"Per le balenottere -spiega il naturalista Silvano Riggio - l' isola di Lampedusa rappresenta un santuario, scelgono la zona solo per riprodursi. Per andare alla ricerca di cibo, preferiscono infatti i mari a sud della Francia"


05/03/2004


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30.05.2004
Per i medici di turno a Lampedusa non c’è posto sull’aereo
di Alessio Gervasi

PALERMO. Nel film di Jean Francoise Pouliot «La grande seduzione», un'intera comunità di una sperduta isoletta del Quebec si dà da fare con ogni mezzo (lecito e non...) per cercare di convincere un giovane medico a trasferirsi lì.
Chissà se a Lampedusa l'hanno visto questo bel film che racconta dell'affannosa quanto obbligata ricerca di un medico, ché pare ricalcare alla perfezione la situazione della più grande delle Pelagie.
Guai a chi si ammala in questo lembo di terra più vicino al continente africano che a quello europeo; e ci vuol davvero una salute di ferro per abitare un posto senza ospedali, dove una qualsiasi visita medica può diventare un problema.
Una salute di ferro, una gran pazienza e anche una buona dose di sopportazione, perché a Lampedusa si vive alla giornata e l'unico presidio sanitario è il poliambulatorio pubblico, dove si effettuano le visite specialistiche. Sempre che i medici - che vengono da Palermo - trovino posto sul piccolo Atr 42 che collega l'Isola col capoluogo. Cosa più facile a dirsi che a farsi...
Da queste parti infatti i voli vanno a ruba - ci sono i biglietti a tariffa ridotta grazie alle tratte sociali aggiudicate dalla Regione Siciliana e con gara pubblica alla compagnia Meridiana, al costo di 52 euro andata e ritorno - e negli aeromobili della Meridiana non è riservato alcun posto o nessuna priorità in lista d'attesa per i medici che si recano in servizio sull'isola. Insomma un medico che va a Lampedusa per effettuare una visita specialistica e dunque per espletare un servizio pubblico è un passeggero qualunque: se trova posto parte sennò resta a terra. E restano a terra anche le speranze dei pazienti di Lampedusa che vedono sfumare di volta in volta l'attesa visita dello specialista. Nemmeno serve prenotare il volo con largo anticipo, ché ci pensano i tour operator ad acquistare quasi tutti i biglietti disponibili con l'appetibile tariffa della tratta sociale.
Come dire: la tratta ?sociale? tarpa le ali a un servizio sociale. Sempre che il diritto alla salute sia ancora considerato tale.
Ma se ci sono queste difficoltà già adesso per chi sull'isola vorrebbe ricorrere alle cure ora del cardiologo ora del ginecologo o anche dello psicologo, cosa succederà a luglio e agosto quando Lampedusa sarà letteralmente presa d'assalto dai turisti? Addio alle (poche) visite che ancora in qualche modo si riescono a fare e addio ai medici specialisti per chissà quanto.
Dalla Meridiana d'altro canto non sanno (non vogliono?) che pesci pigliare: loro si sono aggiudicati una gara pubblica per effettuare la tratta Palermo-Lampedusa con gli Atr 42 a tariffe speciali ma nel bando non è previsto in alcun modo che ci siano posti riservati per i medici. Così dicono.
Ma è solo grasso che cola, nella terra più a sud dello Stivale, per il Partito di Umberto Bossi e per la Pasionaria locale della Lega Angela Maraventano, che già l'anno scorso aveva promosso una raccolta di firme per far abbandonare a Lampedusa la provincia di Agrigento in favore di quella «più civilizzata» di Bergamo e che ora da qui vorrebbe spiccare il volo per l'Europa.


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MISTERI INTERNAZIONALI / IL CASO TRIPOLI

Gheddafi
e i missili fantasma


Vent'anni fa Italia in allarme per gli Scud libici su Lampedusa. L'ex capo dell'Aeronautica ora dice: 'Era falso'

di Gianluca Di Feo


Due boati, un rumore assordante che arrivava dal mare. Due esplosioni senza testimoni e l'Italia si ritrovò a un passo dalla guerra. Mancavano pochi minuti alle 17 del 15 aprile 1986. "È stato fortissimo, come una porta sbattuta violentemente. Sono uscita per strada, tutti siamo scesi lungo il corso. C'era chi gridava: 'È scoppiata la guerra!'". A Lampedusa tutti sentirono, nessuno vide. Il primo dispaccio di agenzia parlava di "cannonate sparate da una motovedetta libica". Poi si pensò a un aereo. Intorno alle 18 le autorità americane informarono il ministro della Difesa Giovanni Spadolini: Gheddafi aveva scagliato due missili Scud contro l'isola, ordigni scoppiati a un paio di chilometri dalla costa. Il giorno dopo, il grido della gente di Lampedusa diventò il titolone dei quotidiani: 'Ora l'Italia è in prima linea'. Quegli Scud sono diventati storia: l'unico attacco missilistico contro un paese occidentale. Due esplosioni che hanno troncato le relazioni tra Roma e Tripoli, spazzando via business lucrosi e portando la Fiat a riacquistare le azioni libiche. Eppure del lancio di quei missili non c'era nessuna prova. E ora, a quasi 20 anni di distanza, c'è chi comincia apertamente a parlare di finzione.
Il primo a farlo è l'uomo che in quei giorni avrebbe potuto ordinare la rappresaglia contro la Libia. Il generale Basilio Cottone, allora capo di Stato maggiore dell'Aeronautica, oggi dichiara: "Non credo siano stati lanciati missili contro Lampedusa. Personalmente non l'ho mai creduto. La notizia dei missili per me era falsa e le azioni messe in atto volevano accreditarla. Molte organizzazioni extranazionali erano allora interessate al fatto che il governo italiano adottasse una politica di più forte chiusura nei confronti della Libia".

Il generale Cottone ha concesso una lunga intervista alla rivista on line 'Pagine di Difesa', astro nascente della pubblicistica militare, in cui ricorda quelle giornate di fuoco. Non è un pensionato qualunque: ex pilota da caccia, ex comandante delle forze aeree Nato nel Mediterraneo, è stato al vertice dell'Aeronautica per tre anni. Dopo il congedo è diventato presidente dell'Agusta, il colosso degli elicotteri: adesso a 78 anni resta nel consiglio di amministrazione della società aerospaziale. "Dubbi su quella vicenda ci sono sempre stati. Non abbiamo mai trovato prove evidenti dell'attacco: nemmeno una scheggia", spiega a 'L'espresso' il generale Mario Arpino, successore di Cottone alla guida dell'Arma azzurra. Che ricorda: "All'indomani del caso Lampedusa, Cottone mi incaricò per conto del governo di studiare una ritorsione contro la Libia nell'eventualità di altre azioni ostili. Noi preparammo una serie di piani". Ma i nostri radar avvistarono gli Scud? "I nostri radar non erano in grado di scoprire missili di quel genere. Avevamo chiesto alla Nato di fornirci degli Awacs, radar volanti molto potenti, ma ci furono concessi mesi dopo". Solo i satelliti Usa quindi potevano vedere gli Scud: solo gli occhi spaziali americani che in quel momento tenevano sotto controllo tutto il Canale di Sicilia. Ma Washington a chi trasmetteva i dati dei satelliti? "Gli americani non hanno mai interferito a livello operativo: io ero responsabile della sala di crisi e non mi comunicarono nulla. Se informavano qualcuno, lo facevano a livello politico. So con certezza che non venimmo nemmeno avvisati del raid contro Tripoli. Ricordo la sorpresa quella notte quando i nostri radar scoprirono gli aerei diretti in Libia".

Erano le prime ore del 15 aprile. Squadriglie di bombardieri americani piombano sulla capitale libica e distruggono la residenza di Gheddafi. È un'operazione decisa da Ronald Reagan, che considera il leader libico uno dei grandi finanziatori del terrorismo e lo accusa dell'attentato contro una discoteca di Berlino frequentata dai soldati statunitensi. Il presidente della Jamairiah sfugge alle bombe, ma tra le macerie restano una delle figlie adottive e decine di vittime civili. Gli stormi erano decollati dalla Gran Bretagna: Francia e Italia, avvertite all'ultimo minuto, non permisero il sorvolo dello spazio aereo. Ma le tensioni più forti sono proprio con l'Italia.

Il nostro governo aveva una linea filo-araba: il premier Bettino Craxi manteneva ottimi rapporti con i palestinesi, il ministro degli Esteri Giulio Andreotti aveva creato legami forti con Tripoli. Sei mesi prima Reagan e Craxi erano arrivati allo scontro per il sequestro dell'Achille Lauro: la notte di Sigonella aveva segnato il momento più teso nelle relazioni tra i due Paesi. È chiaro che nel pianificare la campagna contro Gheddafi gli americani dovevano tenere conto del fattore Italia: Palazzo Chigi aveva più volte criticato le manovre-sfida della Sesta flotta nel Mediterraneo. Poi la mattina del 15 aprile dal governo arrivano parole molto dure nei confronti del raid Usa su Tripoli. Passano poche ore ed ecco i boati di Lampedusa.

Le esplosioni vengono sentite non lontano da una base della Guardia costiera americana, una stazione radio con 20 uomini di guarnigione che - ma si saprà solo mesi più tardi - era stata rafforzata da un contingente di marines nella seconda settimana di aprile. Dopo le detonazioni per un'ora nessuno capisce bene cosa sia accaduto. Poi la comunicazione degli Usa a Spadolini punta il dito sulla Libia: sono stati lanciati due Scud, l'arma più potente dell'arsenale della Jamairiah. Una versione mai più messa in discussione. Molti però hanno avuto dubbi. I pescatori di Lampedusa, per esempio, rimasero sorpresi dall'assenza di pesci morti. Una bomba a mano con pochi grammi di esplosivo, quelle usate per le battute di frodo, riempie cassette di pesce. Invece quegli Scud con due tonnellate di plastico non avevano infastidito la fauna ittica: neanche una sardina era venuta a galla. I missili poi sono lunghi più di 11 metri e lasciano rottami di grandi dimensioni. I nostri militari li hanno cercati per anni, anche con sonar speciali e mini-sottomarini: non è mai stato trovato nulla. Infine c'erano considerazioni tecniche: Lampedusa è al limite massimo della portata degli Scud. Più si spara lontano, meno l'arma è precisa: essere arrivati a 2-3 chilometri da una piccola stazione radio rappresenta un risultato eccezionale per soldati maldestri come i libici. Ricorda il generale Cottone: "L'unico ad aver avuto dubbi circa il lancio sono stato io. Ma poiché tutti lo credevano, ho ritenuto di operare di conserva".

I libici d'altronde rivendicano l'attacco. Il primo a farlo, 24 ore dopo, è l'ambasciatore a Roma: "I missili sono venuti dalla Libia, non abbiamo cercato di colpire l'Italia ma una base Usa". Perché dovrebbero attribuirsi un assalto che non hanno compiuto? "Hanno solo cavalcato gli eventi", sostiene Cottone. Secondo questa ipotesi, a Gheddafi conviene stare al gioco: è nel momento più difficile, gli fa comodo fingere per non perdere la faccia davanti al mondo arabo.

Di "finzione" ha parlato nel 2003 anche Cesare Marini, senatore dello Sdi, ma in senso opposto. Secondo Marini, fu Craxi a informare Gheddafi dell'imminente blitz americano, permettendo al leader libico di salvarsi. I missili sarebbero stati un espediente per coprire 'l'amico italiano'. Le dichiarazioni di Marini, all'epoca esponente di punta del Psi, non hanno trovato conferme. Gli analisti militari però sono scettici: si sarebbe trattato di una messinscena pericolosa, la partenza degli Scud avrebbe potuto scatenare una nuova ondata di bombe Usa. Invece gli americani non mossero un dito, nonostante le batterie di Scud fossero la minaccia più importante contro la Sesta Flotta. E il governo italiano? Fa il muso duro. Accusa Gheddafi, mobilita le forze armate ed espelle diplomatici. In realtà nessuno ha paura: "Di certo io non mi sono spaventato", commenta Giulio Andreotti: "La mia sensazione è che i missili furono lanciati ma volutamente fuori bersaglio: non c'era nessuna volontà di causarci dei danni". Anche Giuliano Amato, all'epoca sottosegretario a Palazzo Chigi, dichiara: "L'unica cosa che mi è rimasta in mente è che, se missili erano, di sicuro 'si afflosciarono' arrivando a Lampedusa".

Nessun danno, ma un risultato enorme: gli Scud tagliano i legami tra Roma e Tripoli. Vanno in fumo affari per migliaia di miliardi, la Fiat mette i libici alla porta, scompare l'ultimo partner europeo disposto al dialogo. Insomma, un autogol per Gheddafi. Ma il generale Cottone offre un'analisi diversa: "Un insieme di nazioni occidentali non vedevano di buon occhio l'atteggiamento pro-arabo tenuto dall'Italia. Penso sia stata una azione di 'servizi' che hanno montato la cosa, però il fatto ha assunto credibilità internazionale ed è rimasto nell'immaginario collettivo il lancio concreto. Credo che l'Occidente in generale, intendo Europa ed America, era interessato che l'Italia non seguisse la politica di compromesso con la Libia". A proposito, il nome Scud nasce dalla somiglianza tra la forma del missile e una specie di gamberi. E almeno di quelli le acque di Lampedusa sono sicuramente piene.


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